Mi è giunta in modo anonimo una storia di una gravità inaudita e che purtroppo è perfettamente in linea con la situazione dei diritti delle donne ancora oggi. Questa persona, a cui ho garantito la tutela della propria privacy, come già fatto in passato, teme di poter subire ripercussioni nella sua vita anche piuttosto gravi nel caso in cui l’ex marito venga a sapere che si è esposta. Posso dirvi che si tratta di una donna, che ha subito per anni violenza psicologica ed economica da parte del marito. Solo dopo oltre vent’anni ha avuto la forza e il coraggio di dire basta, per lei e la sua famiglia. Finalmente ha scelto di porre fine al supplizio e viveva e l’ha fatto chiedendo il divorzio e denunciando il suo aggressore. Questa decisione audace l’ha scaraventata in un incubo peggiore: stalking, aggressioni fisiche e verbali senza limite, sia verso di lei che verso la famiglia, paura di ritorsioni e non andiamo oltre perché potete ben immaginare. Ma la violenza peggiore, quella che fa completamente perdere la fiducia e la speranza di una vita nuova è stata quella istituzionale. Si perché è già difficile trovare il coraggio di dire basta, di fermare chi per anni ha cercato di annientarti, ma hai o credi di avere la certezza di vivere in un paese civile che tutela i suoi cittadini. E invece questa guerriera, si è scontrata con la vergognosa burocrazia sessista e patriarcale che vige in Italia. Esattamente un anno fa ha trovato il coraggio di denunciare il suo carnefice e a distanza di un anno le è stata inviata una lettera raccomandata da parte del Tribunale di competenza, con una richiesta di archiviazione del suo caso. Quest’uomo è libero, se lo volesse, di portare a termine la sua vendetta.
In diverse occasioni abbiamo denunciato la complicità o l’assenza delle autorità e delle Istituzioni in casi di discriminazione o violenza da parte loro, che dovrebbero garantire la nostra sicurezza e tutelarci. Ecco l’ennesimo caso di una persona che è sola nella sua tragedia, sola davanti al pericolo.
Mi vengono in mente le parole del giudice Fabio Roia, che nel suo testo (Crimini contro le donne. Politiche, leggi, buone pratiche. pg. 25):
‘La vittimizzazione secondaria può essere definita “una condizione di ulteriore sofferenza e oltraggio sperimentata dalla vittima in relazione a un atteggiamento di insufficiente attenzione o di negligenza riconducibile alle modalità di supporto da parte delle istituzioni, spesso connotate da incapacità di comprensione e di ascolto delle istanze individuali che si proiettano sulla esperienza vittimizzante a causa di una eccessiva routinizzazione degli interventi”.’
NON VOGLIO PIÙ LEGGERE COMMENTI DA PARTE DEI POLITICI E DEI GIORNALISTI CHE SI DISPIACCIONO PER L’ENNESIMA AGGRESSIONE E PER L’ENNESIMO FEMMINICIDIO!!!!!!!!!!! AGITE!
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