Raccontare per cambiare

Eccovi un piccolo assaggio dell’ultimo evento che ho organizzato, presso il Caffè Letterario Primo Piano di Brescia. L’empatia creata dal racconto interpretato da Eleonora Pea è stata disarmante, ecco l’effetto dello storytelling. Tra i commenti, una persona ha detto che durante tutto il racconto ha provato solamente ansia. Un’altra persona ha invece detto di essere totalmente spaventato, che ogni parola di Eleonora nella sua mente si trasformava in una immagine e ha provato paura.

Pensate che queste solo solamente alcune delle emozioni e degli stati d’animo che una donna che vive violenza prova. Eppure non si parla mai di come sta la vittima, non si pensa che questa possa soffrire terribilmente, contagiando chi vive attorno a lei. La violenza è un cancro di questa società e come tale dobbiamo considerarla. E si, quando la guardiamo negli occhi non possiamo pensare a qualcosa di divertente, perché chi la vive non si diverte. Non possiamo pensare a qualcosa di positivo, perché un cancro non è mai positivo.

A quelli che ‘a me non succederà mai’; ‘queste sono cose che succedono solamente in casi estremi, la mia vita è normale e non voglio sentire queste cose perché sapere che qualcuno magari più vicino di quel che immagino possa viverla mi turba, e io non voglio saperlo’, ‘ a quelli che se l’è cercata’, a quelli che ‘a me non interessano queste cose’ …dedico queste parole:

“Tante volte mi sono chiesta: come sono riuscita a mettermi in una situazione così pericolosa e lasciare nelle mani di qualcuno il potere di distruggermi? Come ho fatto a non accorgermi da subito che qualcosa non andava? Perché ho aspettato così tanto prima di far qualcosa? Devo dire che cercando le risposte dentro di me, tramite l’ascoltare i racconti di storie analoghe alla mia, ho realizzato che non é proprio così semplice individuare i campanelli dall’allarme che comunque si manifestano nel tempo e non dal principio, come alcuni invece credono. E purtroppo, vivendo in prima persona la situazione, la nostra razionalità non da il meglio di sé, specie quando sono coinvolti i sentimenti e peggio ancora quando viviamo in uno stato di malessere e di ‘autocolpevolizzazione’.”

Le potete rileggere nelle storie che abbiamo ho pubblicato qui sul sito. Tutti possiamo vivere una vita normale, finché non tocca a noi, finche tocca a qualcuno che amiamo.

Comprendere per combattere è nelle nostre possibilità, non aspettiamo che il male bussi alla nostra porta per combatterlo, impariamo ad ascoltare, a non restare più sordi alle richieste di aiuto. Impariamo a comprendere per non giudicare.

Grazie ancora a chi ha partecipato alla serata.

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